TETTONICA DELLA PIANURA PADANA
in rosso le linee di faglia, ne abbiamo una anche sotto Milano. Quelle dovute al sovrascorrimento dell’Appennino verso nord al di sotto della Pianura Padana sono divise in 5 grandi famiglie: da est verso ovest abbiamo le Pieghe Adriatiche, le Pieghe Romagnole, le Pieghe Ferraresi (quelle attivate da questo terremoto), le Pieghe Emiliane che sono quelle che coinvolgono la Lombardia fino a Pavia e Lodi e le Pieghe del Monferrato in Piemonte. Quelle invece dovute al sovrascorrimento delle Alpi verso sud (anche questo sepolto al di sotto della pianura) prendono il nome di Omoclinale Alpina, che è quella che passa anche per Milano e a cui è associato ad esempio il terremoto del 1396 che distrusse Monza
(magnitudo richter maggiore di 6).
La Pianura Padana risulta quindi stretta in una specie di “tripla tenaglia” con gli Appennini che spingono da sud, le Alpi che spingono da nord e l’Adriatico che spinge da est. I dati satellitari GPS indicano che la Pianura Padana viene compressa di circa 1 cm l’anno, mentre le Alpi e gli Appennini crescono di circa 1 o 2 metri al secolo. Le stelle gialle indicano i terremoti di notevole magnitudo avvenuti in Pianura padana nell’ultimo anno, 2011-2012. Come si vede sono dovuti all’attivazione delle Pieghe Ferraresi.
Per spiegare questo “triplo movimento” che avviene al di sotto della Pianura Padana dobbiamo pensare all’Italia come il luogo di scontro tra due placche tettoniche, la Zolla Africana che spinge da sud e quella Euro Asiatica che spinge da nord. Nel Mediterraneo queste due zolle si scontrano subendo una rotazione antioraria. Da una parte la zolla africana risalendo l’Adriatico si incunea da est dentro la Pianura Padana (frecce grandi arancioni), dall’altra la zolla Euro Asiatica scendendo dall’Europa occidentale entra nel Mediterraneo dove ruota e risale da SW (frecce grandi blu). La frizione tra queste due zolle continentali (di uguale densità) ha portato quindi alla formazione della catena Alpina che continua poi, piegandosi ad “S” a causa della rotazione descritta, nella catena Appenninica.
Si ringrazia l'autore del testo e dell'immagine, Michi Boncristiano