Oltre alle numerosissime applicazioni più o meno utili e più o meno divertenti, c’è un altro aspetto degli smartphone che ancora giace nel “sottobosco” ma è pronto ad esplodere. Sono quelle applicazioni che, grazie a periferiche appositamente studiate, trasformano gli smartphone in veri e propri strumenti di diagnosi medica. Abbiamo già parlato di alcune applicazioni di questo genere, dimostrando che molte di queste non avevano alcun fondamento scientifico. Ora, invece, stiamo parlando di applicazioni serie (alcune ancora in fase di studio) i cui primi risultati sono già stati favorevolmente accolti dalla comunità scientifica internazionale.
E’ già in commercio il Pulsossimetro sviluppato presso la University of British Columbia con la Electrical and Computer Engineering in Medicine research group compatibile con l’iPhone e altri dispositivi mobili. E’ uno strumento indispensabile in medicina d’urgenza e del trauma e nel trattamento di malattie respiratorie come l’enfisema o BPCO, in grado di misurare il livello relativo di ossigenazione nel sangue di un paziente in un modo non invasivo ed, eventualmente, trasmettere i dati ad una centrale operativa sanitaria o al medico di base.
Si compone di un sensore esterno collegabile ad un iPhone che, tramite l’app dedicata, registra i valori di ossigeno nel sangue e il numero di pulsazioni, creando un database telematico personale del paziente. (ecco il sito ufficiale)
A Bologna è stato invece presentato il progetto per monitorare, tramite gli accelerometri dell’iPhone, i movimenti del corpo nell’ambito della diagnosi precoce per il Parkinson. In questo caso si è utilizzato un accelerometro esterno attaccato alla schiena del paziente per valutare il “time up and go” cioè il tempo che impiega ad alzarsi dalla sedia ed iniziare a camminare.
Parametri che in Medicina servono a valutare sia la capacità di equilibrio del paziente che la sua capacità di movimento. I dati raccolti sono stati poi comparati con quelli raccolti dagli “strumenti professionali” e giudicati “totalmente sovrapponibili“. Il che, in sostanza, vuol dire proporre al paziente l’uso di uno smartphone nel suo quotidiano per ottenere un quadro clinico con molti più dati. Anche in questo caso la sperimentazione scientifica ha riscosso ampi consensi meritandosi la pubblicazione suGaitPosture.
Molto simile allo studio Bolognese, ma in stato più avanzato, è quello del Center for Parkinson’s Rehabilitation mirato al monitoraggio del paziente in fase di riabilitazione. In questo caso parliamo di pazienti con Parkinson conclamato e già in terapia. I sensori sono tarati in modo da trasmettere al centro di riabilitazione le variazioni dei tremori in modo che il Medico possa aggiustare la terapia secondo le necessità quotidiane personali con il risultato di poter identificare con precisione i momenti del giorno in cui il Paziente ha necessità della somministrazione del farmaco.
Altri progetti prevedono la creazione di appositi accessori hardware per la lettura della glicemia o interfacce da collegare allo sfigmomanometro (lo strumento utilizzato per misurare la pressione arteriosa) come quello in vendita da Withings (foto3). La particolarità maggiore, in tutti i casi, è quella che lo smartphone non solo funge da “memoria” registrando gli eventi creando un vero e proprio diario, ma la sua connettività consente l’invio immediato di tutti questi dati ad Ospedali o Centri specializzati o al medico di Famiglia che può decidere di intervenire quando alcuni dati possono fargli sospettare l’insorgere di problemi più seri, oppure lo stesso Medico di Base potrebbe in questo caso utilizzare il suo smartphone per aggiornare in tempo reale il diario clinico dei suoi pazienti ed avere un andamento clinico più preciso.
Il futuro della Medicina non è certamente negli smartphone, ma dal punto di vista della Pubblica Assistenza sapere che un paziente possa essere monitorato dal suo stesso cellulare o prestandogliene uno (non è necessario dargli 700€ di iphone5, basta uno smartphone qualunque) vale molto. Soprattutto quando si parla di “Diagnosi Precoce” quando cioè intervenire prima vuol dire intervenire meglio. In questo caso si, lo smartphone si guadagna un buon posto nella classifica degli strumenti diagnostici.